Dopo sette anni di negoziati, Unione Europea e Cina hanno siglato il CAI, un accordo globale sugli investimenti che regola i rapporti tra le due parti in modo più uniforme. Si tratta della prima intesa che prescrive obblighi sul comportamento delle imprese statali cinesi nel mercato dell’Unione.
In particolare, il nuovo patto euro-cinese detta regole chiare sui sussidi di stato, vincoli sullo sviluppo sostenibile e sul lavoro, con impegni assunti da Pechino contro il lavoro forzato e per la ratifica delle relative convenzioni fondamentali dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo). Inoltre, l’intesa vieta, in modo esplicito, trasferimenti tecnologici forzati e ogni possibile interferenza statale nella concessione delle licenze tecnologiche ma anche una protezione delle informazioni commerciali sensibili, soprattutto quelle legate alla proprietà intellettuale, e dei segreti commerciali.
Infine, vengono tutelate a livello europeo, i servizi pubblici, le infrastrutture critiche e quelle tecnologiche. Oltre a preservare anche altri comparti sensibili come l’energia, l’agricoltura, la pesca e l’industria audiovisiva.
Di contro, il Cai garantirà agli investitori Ue un miglior accesso al mercato cinese, consentendo loro di competere in condizioni di parità e di accesso indipendenti dalle politiche interne della Cina; il Cai, infatti, vincola l’intero percorso di liberalizzazione degli investimenti intrapreso dalla Cina negli ultimi 20 anni a regole che toccheranno anche il pregresso.
L’Ue potrà, quindi, ricorrere a un meccanismo di risoluzione delle controversie previsto dallo stesso protocollo d’intesa, in caso di violazione degli accordi. Al contempo, Pechino si è impegnata ad eliminare restrizioni quantitative, limiti di capitale e requisiti delle joint venture in tutta una serie di settori.
I negoziati sull’intero pacchetto dovranno essere conclusi entro i prossimi due anni. L’obiettivo ultimo è giungere: a standard di protezione modernizzati, alla risoluzione delle controversie presso un tribunale multilaterale per gli investimenti e, da parte dell’Ue, alla sostituzione dei trattati bilaterali di investimento degli stati membri esistenti con la Cina.
Per il momento, le due parti stanno lavorando per finalizzare il testo dell’accordo, che dovrà essere legalmente rivisto e tradotto, prima di essere sottoposto all’approvazione del Consiglio dell’Ue e del Parlamento europeo.
In termini di accesso al mercato per le imprese del Vecchio continente, con il Cai la Cina ha assunto impegni significativi sulla parte produttiva; questa oggi rappresenta più di metà degli investimenti totali Ue in Cina (28% automobilistico e 22% materiali). L’apertura riguarda, tra le altre cose, la produzione di auto elettriche, prodotti chimici, apparecchiature tlc e sanitarie. In più Pechino chiede investimenti europei in comparti come i servizi cloud e finanziari, l’assistenza sanitaria privata, i servizi ambientali, il trasporto marittimo internazionale e i servizi del trasporto aereo. Il Cai prescrive anche facilitazioni al rilascio di autorizzazioni e al completamento delle procedure amministrative per le aziende Ue. Garantendo al contempo l’accesso agli organismi cinesi di definizione degli standard.
Fonte: Italia Oggi