ll ddl Made in Italy, approvato dal Consiglio dei ministri il 31 maggio scorso, è stato assegnato in prima lettura alla Commissione attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati, presieduta dall’onorevole Alberto Gusmeroli.
Nel disegno di legge, il Ministero della Cultura introduce la definizione di impresa culturale e creativa (ICC) e diverse misure e strumenti destinati a promuovere e sostenere il settore. L’impresa culturale e creativa, come previsto dall’art.19, è definita come entità il cui oggetto sociale, esclusivo o prevalente è una o più delle seguenti attività: ideazione, creazione, produzione, sviluppo, diffusione, promozione, conservazione, ricerca, valorizzazione o gestione di beni, attività e prodotti culturali.
Vengono definiti anche i beni, attività e prodotti culturali. Per beni culturali si intendono quelli definiti nell’art. 2, comma 2, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, ovvero il Codice dei beni culturali e del paesaggio, mentre le altre due categorie comprendono beni, servizi, opere dell’ingegno e processi connessi, e altre opere creative, individuali e collettive, anche non destinate al mercato, inerenti a musica, audiovisivo e radio, moda, architettura e design, arti visive, spettacoli dal vivo, patrimonio culturale materiale e immateriale, artigianato artistico, editoria, libri e letteratura.
L’art. 20 prevede anche l’istituzione di un Albo delle imprese culturali e creative di interesse nazionale presso il Ministero della Cultura e verrà creata un’apposita sezione nel registro delle imprese. Secondo gli articoli 21 e 22 è istituito un fondo annuale di 3 milioni di euro, distribuito tra il 2024 e il 2033 che prevede l’erogazione di contributi a fondo perduto, nonché un Piano nazionale strategico, di durata triennale, avente ad oggetto la promozione e lo sviluppo delle imprese culturali e creative.