La Cina si conferma un importante terreno di conquista per i marchi del lusso. Ha tutte le carte in regola per raggiungere la prima posizione entro il 2025, dopo aver reagito alla pandemia e aver chiuso il 2021 con una crescita a doppia cifra: +36% sul 2020, a 471 miliardi di remimbi, oltre 66 miliardi di euro, pari al 21% del valore dell’intero mercato dei beni personali di lusso.
Il mercato domestico cinese ha cominciato a crescere dopo il 2016: la Cagr del 2% per gli anni che vanno dal 2011 al 2016 è balzata al 26% tra il 2016 e il 2019. L’anno record è stato il 2020, con una crescita del 48 per cento sul 2019, la Cagr stimata da qui al 2025 è del 33% circa. Nel 2021 tra i beni che hanno registrato un incremento maggiore in termini di vendite spiccano la pelletteria (+60%), moda e lifestyle (+40%), gioielli (+35%), orologeria di lusso (+30%) e beauty (+20%).
Coinvolgere la clientela cinese, specialmente i giovanissimi, è una sfida sempre più decisiva per i marchi occidentali perché questi, complici le restrizioni sui viaggi internazionali ancora in vigore, hanno concentrato i propri acquisti sul mercato domestico.
Una quota sempre più rilevante delle vendite (nel 2021 è stata il 13%, in crescita dell’85%) viene fatta ad Hainan, un’isola duty free del Mar cinese meridionale. Si tratta della nuova shopping destination per i cinesi amanti del lusso (che vogliono acquistare a prezzi scontati, con una percentuale di sconto che va dal 30% al 55% sui listini ufficiali). Il 50% degli acquisti in valore sono in prodotti beauty.
Un’altra sfida interessante per i brand del lusso in Cina è quella che riguarda il canale digitale: includendo il duty free, la penetrazione delle vendite online sul totale delle vendite del lusso è di circa il 26 per cento. Nel dettaglio, settori come la pelletteria hanno ancora una penetrazione relativamente bassa delle vendite online (12%). E, quindi, molto potenziale. Soprattutto se consideriamo il livello di digitalizzazione dei consumi in Cina e l’età media dei consumatori.