Gli ultimi dati ExportPlanning relativi al commercio estero degli Stati membri dell’Unione Europea, accessibili attraverso il datamart Congiuntura Paesi UE, permettono di analizzare lo stato di salute delle esportazioni agroalimentari del Vecchio Continente, offrendo un resoconto della ripresa degli scambi in atto.
Il comparto agroalimentare rientra in quella categoria di settori che hanno mostrato una maggior tenuta degli scambi internazionali, in virtù della sua tipica caratteristica “anticiclica” e di beni di prima necessità.
Se il Made in Italy cresce del 2,9% nei primi 7 mesi del 2020, l’UE punta a confermare il record del 2019: oltre 151 miliardi di euro. Vincono i prodotti tipici, ma la minaccia sono le imitazioni di prodotti che cercano di “sembrare” italiani.
Ampliando lo sguardo all’Europa, l’ambizione è preservare per quest’anno i livelli raggiunti nel 2019, un’annata record per le esportazioni agroalimentari UE. Secondo dati della Commissione Europea, lo scorso anno le esportazioni Food & Beverage europee hanno superato i 151 miliardi di euro (+10% rispetto al 2018) facendo crescere del 3% anche il surplus che ha raggiunto la cifra record di quasi 32 miliardi di euro.
Una ricerca realizzata da CIA-Agricoltori Italiani in collaborazione con la CGIA di Mestre in Italia stima che l’agricoltura crescerà del 5,5% da qui al 2023, dopo aver perso il 2,9% nel 2020. Secondo l’indagine, il dato di quest’anno è il risultato delle perdite contenute nel commercio alimentare all’ingrosso delle materie prime (-3%), della tenuta dei prodotti alimentari (+0,1%) e la crescita di quello al dettaglio (+3,1%), registrando, nello specifico, un +3,9% nella GDO (soprattutto nei discount, +6,6%) e un +3,5% nei piccoli negozi.
Se comparate con i valori pre-crisi, in termini di distribuzione geografica, al netto dei principali partner UE (Germania, Polonia, Olanda, Romania), le vendite risultano in forte crescita in Cina (+13.6% fra Gennaio ed Agosto 2021 rispetto al 2019), Svizzera (+16.9%) e Norvegia (+18.3%), mercati che avevano già registrato una performance particolarmente positiva anche nel corso dell’anno pandemico.
In particolare, è opportuno menzionare l’export di acqua e bevande analcoliche in Cina (+78% rispetto al 2019), di biscotti e prodotti da forno in Svizzera (+24%) e di olio d’oliva in Norvegia (+68%). In diminuzione, invece, le esportazioni verso il Giappone (-5.2%) e, seppur in misura minore, verso la Gran Bretagna (-1%), risultati che peggiorano ulteriormente le performance non particolarmente positive evidenziate lo scorso anno.
Infine, aumenta l’incidenza del Nord America fra le principali aree di importazione extra-UE. Oltre alla performance del Canada (+13.6%), spicca quella degli Stati Uniti, i cui acquisti di prodotti agroalimentari provenienti dall’Europa sono cresciuti dell’8%, arrivando a valere 14.2 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2021.