Nel panorama già complesso del vino biologico, la recente normativa del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) rischia di causare gravi ripercussioni. L’ultima disposizione, che richiede agli importatori di ottenere una certificazione specifica per i vini biologici, sta introducendo nuove difficoltà e rischia di compromettere la disponibilità di numerose etichette importate, seminando ulteriore confusione nel mercato statunitense e rallentamenti nella catena di approvvigionamento.
Nel 2023, l’USDA ha introdotto una nuova regolamentazione che impone agli importatori di vini biologici di ottenere una certificazione specifica. Questo requisito si aggiunge alla necessità che il vigneto e la cantina siano già certificati biologici. La nuova norma è stata ampiamente criticata, poiché l’importatore non interviene sulla produzione o sulla lavorazione del vino. Anche il portavoce del Wine and Spirits Wholesalers of America (WSWA) reputa insensato richiedere una certificazione biologica per gli importatori, visto che non hanno alcun ruolo nella manipolazione del vino.
Molti operatori del settore si sono trovati spiazzati da questa nuova regolamentazione, che è stata definita da alcuni un vero e proprio pasticcio burocratico. Finora sono state rilasciate 1853 certificazioni, ma molte altre domande sono ancora in sospeso, creando un notevole ritardo. Il termine per ottenere la certificazione è scaduto da poco, lasciando numerosi importatori in una situazione di grande incertezza e rischio. Un portavoce dell’USDA ha dichiarato che gli importatori senza certificazione potrebbero essere soggetti a multe salate, sanzioni e sequestri doganali per violazione delle norme.
Questa situazione ha già iniziato a creare difficoltà significative sia per i produttori che per i consumatori. Se un vino biologico prodotto in Europa o in America Latina viene importato negli Stati Uniti da un’azienda senza certificazione, non potrà più essere venduto come biologico, con gravi conseguenze per la distribuzione. Il rischio più grande è che i costi legati alla certificazione e ai ritardi burocratici portino a un aumento dei prezzi per i consumatori finali, rendendo i vini biologici meno competitivi. Inoltre, la norma potrebbe scoraggiare i piccoli produttori e gli importatori di nicchia, che potrebbero non avere le risorse necessarie per affrontare la complessità burocratica imposta dall’USDA.
Un’ulteriore preoccupazione è legata a una possibile interruzione delle importazioni a causa di un imminente sciopero dei lavoratori portuali sulla costa orientale degli Stati Uniti. Se lo sciopero dovesse proseguire, i container di vino biologico potrebbero rimanere bloccati nei porti, in attesa di sdoganamento. Nel tentativo di limitare i danni, il Congresso degli Stati Uniti ha chiesto una proroga del termine. Il deputato Nick Langworthy di New York ha preso l’iniziativa di inviare una lettera all’USDA, chiedendo un’estensione di 120 giorni per consentire agli importatori di ottenere la certificazione necessaria. Langworthy ha dichiarato che la nuova regola ha imposto un carico inaspettato su molti importatori.
Molti importatori sperano che la pressione politica e la mobilitazione dei grandi player del settore, come il WSWA, possano portare a una revisione della normativa. Il WSWA ha dichiarato che i suoi membri stanno affrontando significativi ritardi e problemi operativi a causa del carico imposto dal nuovo processo di certificazione. La norma dell’USDA, criticata da molti, sembra penalizzare proprio coloro che lavorano per portare sul mercato vini biologici, senza apportare benefici concreti al settore.
Anche se la richiesta di un’estensione del termine rappresenta un passo avanti, potrebbe essere necessaria una revisione completa della norma per evitare che i vini biologici scompaiano dagli scaffali dei negozi americani. La questione rimane aperta e il futuro del vino biologico negli Stati Uniti è incerto. Sarà fondamentale osservare se l’USDA concederà una proroga e se prenderà in considerazione una revisione della regolamentazione, che molti considerano ingiustificata. Al momento, l’unica certezza è che produttori e importatori di vino biologico dovranno affrontare tempi difficili.