Rapporto ICE 2019-2020. Analisi e prospettive future nell’era del post-CoVid

4 Agosto 2020 | Informazioni

La XXXIV edizione del Rapporto sul commercio estero, “L’Italia nell’economia internazionale”, realizzato dall’Agenzia ICE in collaborazione con Prometeia, Istat, Fondazione Masi, Università Bocconi e Politecnico di Milano, ha evidenziato che l’export italiano ha registrato una crescita del 2,3% rispetto al 2018 e la bilancia commerciale un saldo positivo di 53 miliardi di euro. Nel 2020 le esportazioni italiane subiranno un brusco arresto e chiuderanno l’anno in flessione del 12%, per poi crescere del 7,4% nel 2021 e del 5,2% nel 2022.

Carlo Ferro, Presidente dell’Agenzia ICE, ha affermato che “nel 2019, l’export italiano godeva di un ottimo stato di salute. Aveva terminato il 2018 con una crescita del 2,3%, attestandosi a 476 miliardi di euro e mantenuto la quota di mercato sul commercio mondiale stabile al 2,84%. Un risultato importante perché ottenuto in un periodo turbolento dei mercati mondiali, particolarmente nei Paesi europei, stretti nella disputa commerciale USA-Cina, pressati dai dazi americani su molti beni esportati dall’Europa e confusi nell’incertezza su tempi e termini della Brexit”.

La crescita ha riguardato, in particolare, il settore farmaceutico (+25,6%), le bevande (+ 6,8%), i prodotti del sistema moda (+ 6,2%), la metallurgia (+5,3%). Le vendite all’estero di macchine e apparecchi meccanici non sono cresciute ma il settore continua a contribuire con oltre 50 miliardi di euro alla formazione dell’avanzo commerciale e “paga” la bolletta energetica italiana (-42 miliardi di euro). Dal punto di vista dei mercati, inoltre, la crescita ha riguardato principalmente il Giappone (+19,7%), anche grazie all’accordo di libero scambio con l’Unione Europea, in vigore da febbraio 2019, e la Svizzera (+16,6%), hub di smistamento internazionale. Anche verso gli Stati Uniti, l’export italiano è cresciuto (+7,5%), nonostante i dazi imposti a fine 2019 su alcune categorie di merci, per le quali ICE ha reso immediatamente disponibile un piano straordinario di supporto.

In Italia, macchinari (17.2%), moda (11,9%) e la filiera agro-alimentare (9,1%) sono i tre settori che contribuiscono maggiormente al nostro export. Lombardia (27%), Emilia-Romagna (14.1%) e Veneto (13.7%) sono le tre regioni che esportano di più. La crescita più sostenuta si è avuta per Toscana (+15,6%) e Lazio (+15,3%); subito dopo Molise (+11,7%) Puglia (+9,1%) e Campania (+8,1%).

Tra i paesi dell’UE, Germania (12.2% sull’export totale italiano), Francia (10.5%) e Stati Uniti (9.6%) sono rimasti i primi tre mercati di sbocco.

“Per quanto riguarda il 2020 – continua Ferro – i primi due mesi sono stati positivi per l’export: +4.7%. L’Istat ha recentemente pubblicato le rilevazioni del periodo gennaio–maggio 2020, che vedono l’export in caduta del 16%, sintomo evidente della pandemia globale, da una parte. Dall’altra l’andamento segna una crescita del 35% da aprile a maggio: primo segno di ripresa delle attività”.

Il Covid-19 ha praticamente fatto “perdere” tre anni al percorso di crescita dell’export italiano, che era in marcia dal 2010. Le previsioni parlano, per il 2020, di un calo del 13,9%, per beni e servizi.

Secondo lo studio ICE-Prometeia, la ripresa degli scambi mondiali nel 2021 sarà guidata dall’aggregato dal mercato asiatico, Cina in testa. Il maggiore utilizzo dell’e-commerce, in questi Paesi, potrebbe diventare strutturale, agendo da volano per gli scambi, soprattutto nell’ambito dei beni di consumo. Dal punto di vista delle categorie merceologiche, i cali più importanti nel 2020 sono previsti nei mezzi di trasporto, con l’import mondiale di autoveicoli e moto in contrazione del 16% e una domanda globale di cantieristica in forte flessione (-12%). Il ridimensionamento potrà essere più contenuto nei settori meno ciclici e favoriti nel paniere di spesa associato all’emergenza, quali la chimica farmaceutica (-9,6%), l’alimentare e bevande (-10,6%), con una forte contrazione della domanda del canale Ho.Re.Ca e elettronica ed elettrotecnica (- 10% circa).

“Più che ragionare sui numeri – prosegue Ferro – è ora importante orientare l’azione, perché le sfide di oggi si giocano in un contesto globale diverso dal passato. Digitale, innovazione e sostenibilità sono le parole chiave per rivolgersi alle nuove generazioni di consumatori globali. Per rispondere all’urgenza del momento e rafforzare il posizionamento strategico del Made in Italy sui mercati di domani, è quanto mai importante l’azione di supporto del Sistema Paese. Soprattutto per le PMI che rappresentano oltre il 90% delle imprese italiane e generano oltre il 50% dell’export, ma sono anche, per taglia, le più vulnerabili e, per assetto organizzativo, le meno preparate all’innovazione digitale dei processi.

“La risposta a questa sfida collettiva, in aggiunta agli interventi sulla liquidità delle imprese, è il Patto per l’Export voluto dal Ministro Di Maio e come ICE siamo impegnati a supportare il MAECI nella sua attuazione. Avevamo già avviato, a partire dallo scorso anno, una modernizzazione epocale dell’Agenzia verso il digitale e nuovi indirizzi strategici orientati al servizio alle PMI e all’innovazione tecnologica.

Con il Patto per l’Export abbiamo sottoscritto l’impegno in questo percorso di ammodernamento e di servizio e acceleriamo ora con una serie di azioni tra cui: gli accordi con numerosi marketplace con l’obiettivo di portare le imprese italiane in 59 iniziative nei canali e-commerce e della grande distribuzione offline to online in 28 Paesi nel mondo; il progetto Fiera Smart 365, che consentirà alla manifestazione di vivere 365 giorni all’anno; la formazione di 150  nuovi digital export manager; i progetti di impiego della tecnologia blockchain per la tutela del Made in Italy; e l’elaborazione del piano di comunicazione per il rilancio del brand Made in Italy” – continua Ferro.

Quest’edizione del Rapporto sul Commercio estero, infine, ha presentato tre aree di focus collegate a questa visione: e-commerce, Mezzogiorno e innovazione. Le vendite on line costituiscono un mercato che si rivolge a 1.45 miliardi di consumatori nel mondo e cresce a ritmi del 9% all’anno. È pertanto fondamentale l’accesso all’e-commerce per le PMI. L’export delle regioni del Sud rappresenta solo il 10,3% dell’export nazionale e questo dato è sostanzialmente fermo da 10 anni. “Proponiamo quindi – sostiene Ferro – uno studio che quantifica in 17 miliardi di euro il potenziale di export addizionale dalle Regioni del Sud da cogliere nel breve termine e lo declina per settore, mercato di destinazione e regione di provenienza. Il focus sull’innovazione riconosce, infine, l’internazionalizzazione come uno dei fattori chiave per lo sviluppo virtuoso di: finanziamento, innovazione e crescita delle Start-up.

Superata l’emergenza, – conclude Ferro – ne sono convinto, prevarrà l’eccellenza del Made in Italy, perché tutti nel mondo amano l’Italia, ambiscono al suo stile di consumo e apprezzano il fascino della combinazione di storia-cultura-territorio”.

 


 

 

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