È stato approvato dal Consiglio dei ministri del 4 novembre il decreto-legge che dispone il riordino delle attribuzioni dei ministeri e le nuove denominazioni dei cinque ministeri che cambiano nome, compreso il Ministero dello sviluppo economico, che diventa “Ministero delle imprese e del made in Italy”, al quale sono attribuite specifiche funzioni volte a rafforzare il ruolo del Dicastero a favore delle imprese e del Made in Italy.
Nel dettaglio, il decreto prevede:
- una nuova denominazione del Dicastero: da Ministero dello Sviluppo economico a Ministero delle imprese e del made in Italy (MIMIT).
- l’istituzione del Comitato Interministeriale per il Made in Italy nel mondo co-presieduto dai Ministri degli affari esteri e delle imprese e del Made in Italy, con il compito di indirizzare e coordinare le strategie finalizzate a promuovere, valorizzare e tutelare il Made in Italy in Italia e nel mondo. Tra i diversi compiti del CIMIM è di particolare importanza la possibilità che il Comitato individui meccanismi di salvaguardia e di incentivazione di settori produttivi nazionali, particolarmente colpiti dall’imposizione di nuovi dazi, alla previsione di regimi sanzionatori o alla presenza di ostacoli tariffari e non tariffari sui mercati internazionali.
- una modifica delle norme relative ad ICE, SIMEST e SACE, stabilendo un maggiore coinvolgimento del MIMIT per la parte di competenza sulle linee di indirizzo strategico da dare al sistema pubblico per l’internazionalizzazione.
- una delle novità è la copresidenza del Comitato Interministeriale per la transizione ecologica (CITE). Le riunioni per elaborare le strategie energetiche per le materie legate alla politica industriale saranno presiedute dal MIMIT.
- una modifica sostanziale della norma contenuta nel decreto Aiuti ampliando il potere sostitutivo del MIMIT in caso di inerzia delle Amministrazioni Centrali nei procedimenti relativi a investimenti rilevanti per il sistema produttivo nazionale (si fa riferimento agli investimenti di almeno 25 milioni di euro aventi ricadute occupazionali significative) e prevedendo un’apposita struttura di supporto e tutela dei diritti delle imprese con specifici compiti volta a raccogliere e a dare seguito alle segnalazioni dei ritardi e dell’inerzia della PA centrale da parte delle imprese.